Mostra Bernardino del Boca

“Sono nato a Crodo, nella valle Antigorio, il 9 agosto 1919. La mia famiglia era proprietaria delle Terme di Crodo”

Dalle montagne dell’alto Piemonte, il conte Bernardino del Boca, discendente dei nobili di Villaregia e Tegerone, dopo il liceo artistico a Brera arriverà in veste di console italiano in Estremo Oriente, dove sarà molto apprezzato anche come ritrattista e dove costruirà il proprio destino. Al suo ritorno in Italia (1949), oltre ad insegnare in numerose scuole, collabora con diverse case editrici: De Agostini (Imago Mundi, 1959), Vallardi (Storia dell’antropologia, 1961) e L’Età dell’Acquario (che fonda con l’amico Edoardo Bresci), per cui dirige l’omonima rivista e pubblica numerosi testi teosofici, tra i quali si ricordano La dimensione della conoscenza – Dalla paleontologia all’esoterismo (1981) e i diari Singapore-Milano-Kano (1976), La casa nel tramonto (1980). Infine, pubblica la trilogia che raccoglie le esperienze del periodo consolare Iniziazione alle Strade Alte (1985), Il segreto (1986), Il servizio (1988), a cui seguirà Birmania, un paese da amare, scritto dopo avere ripreso i viaggi verso quell’Oriente che tanto amava. Trasferitosi negli anni ’90 al Villaggio Verde di Cavallirio (No), la comunità acquariana da lui fondata, morirà il 9 dicembre 2001.

Dopo un convegno (2012) e dopo alcune pubblicazioni dedicate prevalentemente al teosofo, finalmente una mostra che indaga il lavoro artistico di Bernardino del Boca, un lato non secondario della sua lunga e appassionata ricerca filosofica e umana. Quasi un centinaio di opere (tra disegni, pitture e collage), che coprono una cinquantina di anni di lavoro e aiutano a scoprire la dimensione creativa di quest’eclettico sognatore.

Il disegno, la pittura, il collage sono stati per Bernardino del Boca i fedeli compagni di tutta la vita. Come preziosi cammei i disegni punteggiano i racconti dei suoi diari, arricchiscono gli articoli sulla rivista che dirige, intercalano le narrazioni personali, filosofiche e teosofiche dei tanti libri che scrive e, quando lasciano le pagine per conquistare la tela o per occupare superfici più estese, essi vanno ad abbellire le pareti delle case di amici e di personaggi influenti della cultura, della politica, del cinema e della scienza (James Dean, Ronald Reagan, la regina Giuliana d’Olanda, Jean Cocteau, solo per citarne alcuni). Ma, per Del Boca le immagini sono chiavi per aprire nuovi canali di comunicazione, un mezzo per comprendere e dare. Insomma, un mantra in cui convivono parole, forme, immagini, simboli e ricordi che seguono i flussi dello spirito, che mal sopportano una scansione cronologica e che per questo non conoscono confini, nemmeno geografici.

Bernardino disegna con intensità e dedizione, nonostante ciò non lo ha mai considerato un mestiere, né si è mai fregiato del titolo di artista: “Ho scelto di non fare il pittore, di non fare l’architetto, di non fare nulla che mi costringa a chiedere del denaro. È un mio limite, ma per vivere veramente la spiritualità è necessario non essere attaccato al denaro, all’oro”. Ha quindi fatto suo il motto: “Vivere per essere e non per avere”.

Del Boca ricerca i concetti che legano la vita, il cuore, il pensiero e l’anima alla Bellezza, ma soprattutto si sofferma sulla stretta dipendenza che essa ha con l’arte, intesa non come semplice fatto estetico ed edonistico, ma come esercizio del guardare e come disciplina del fare.

Nelle sue opere Oriente e Occidente, figurazione e astrazione, fantasia e realtà, ricordi e quotidianità convivono senza fatica ma, “come insegnare ad ascoltare con il cuore e far tacere la mente?”. La soluzione la trova nella psicotematica, ovvero la tematica dell’anima.

La mostra è organizzata dalla Fondazione Bernardino del Boca ed è curata da Lorella Giudici con la collaborazione di Marina Tappa.

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