Secondo il pensare e il sentire comune una semplice persona diviene una ‘grande figura’ esprimendo al meglio la sua vita o la sua opera. In Bernardino del Boca questi due aspetti essenziali dell’umano esistere si sono sempre mirabilmente intrecciati fondendosi in una personalità che ha realmente saputo ‘fare della propria vita un’opera d’arte’, come nel motto che egli fin da giovanissimo apponeva al margine dei suoi scritti.
Il suo bisogno di sentirsi un’individualità completa, sviluppando i propri corpi sottili oltre a quello fisico, ebbe inizio quando ancora adolescente era impegnato a forgiare il suo carattere, cercando il più possibile di renderlo duttile ai bisogni altrui e coltivando al massimo il suo temperamento creativo, senza quegli egocentrismi in cui cadono facilmente gli artisti. Dedicarsi agli altri ed alla loro libertà, morale e spirituale, questo è il vivere e il sentire di un vero teosofo, il fine di un autentico spiritualista quale lui è sempre stato impiegando, con inesauribile energia, la sua vita e la sua opera al servizio dell’umanità. Fin da ragazzo scrive in bella calligrafia diari pieni di poesia e d’armonia che rivelano la sua precoce indole spirituale. Amante della lettura, eccellente disegnatore, si capisce subito che ‘il bambino fantasioso’, come lo definivano i parenti, altro non poteva divenire che un artista.
Aderisce ufficialmente alla Società Teosofica a Milano il 29 aprile del 1937, nonostante egli registrasse nei suoi diari adolescenziali: “I miei parenti, tutti insieme uniti, non sono contenti di ciò che io ho fatto, non comprendendo che cosa sia questa Società”. A Milano in quel periodo esistevano quattro Gruppi Teosofici: il Gruppo Ars Regia, il Gruppo Gerarchia, il Gruppo Sulli Rao e il Gruppo d’Arte, con Presidente il signor Felix De Cavero, al quale egli si iscrisse e per il quale stilò un interessante ‘Manifesto d’Arte Spirituale’ che risulta essere il più vecchio documento teosofico rimastoci del suo enorme lavoro letterario. Egli fin da allora sognava di costituire un Gruppo Teosofico a Novara e, sempre nei suoi diari, scriveva: “Oh se potessi radunare intorno a me intimi, e poter fondare così un Gruppo Teosofico a Novara, quanto lavoro farei!”. Dopo lo scioglimento forzato della Società Teosofica Italiana nel gennaio del 1939, causato dall’antinomia del primo articolo del suo statuto: “Creare un nucleo di fratellanza universale …” con le nuove disposizioni razziali fasciste, molti Gruppi Teosofici locali si ricostituirono semiclandestinamente come Centri di Cultura Spirituale. È proprio l’atto ufficiale di costituzione di un Centro di Cultura Spirituale a Novara il primo documento, a firma Bernardino del Boca, di ripresa delle attività pubbliche teosofiche in città, da quando tra fine Ottocento e primi Novecento operavano i teosofi che si riunivano attorno a Oliviero Boggiani.
Da quel momento in poi il lavoro esoterico di Bernardino del Boca fu intenso e incessante. Venivano anche divulgati ciclostilati dal contenuto chiaramente antitetico all’ideologia totalizzante fascista. Durante il periodo della guerra egli iniziò la sua attività per l’Ordine Teosofico di Servizio portando aiuto ai carcerati, ai bisognosi e alle persone in crisi, lavoro che non interruppe mai fino agli ultimi istanti della sua vita, insegnando ad usare il cuore e relegare la mente, che lui chiamava ‘la pazza di casa’, ad un ruolo secondario, non finendo mai di ripetere che solo la via dell’Amore può portare a riconoscerci come anime e farci intraprendere il cammino della realizzazione spirituale. Fu proprio l’attività di servizio basata sulla neutralità e sul non giudicare, espressi nel motto latino “Substine et abstine”, che egli adottò, il motivo di fondo di tutta la sua vita e la sua opera. Una vita di servizio ed un impegno culturale di saggista letterario, di antropologo, di psicologo, di insegnante rivolto alla libertà, all’indipendenza di pensiero dell’individuo, nella piena convinzione che ‘nessuna morale può tenere l’individuo sotto tutela’. Questo è puro pensiero teosofico.